“Il 20 maggio del 1999, le Brigate Rosse, che credevamo sconfitte per sempre, uccisero vigliaccamente il professore Massimo D’Antona, esimio giuslavorista sempre in prima linea per le riforme nel segno del dialogo, della concertazione e dell’innovazione sociale, e consulente del nostro Ministero. Un cammino interrotto in modo tragico a soli 51 anni, ucciso per le sue idee e per il coraggio di aver immaginato un mondo del lavoro diverso, rinnovato e riformato. Al tempo ero una giovane laureata e questo efferato omicidio mi ricordò immediatamente quelli dei giudici Falcone e Borsellino, che hanno segnato la mia generazione. Tutti morti per il loro impegno al servizio della Nazione, un elenco doloroso a cui si aggiungerà, qualche anno dopo, un altro giuslavorista riformista, il professore Marco Biagi. Nostro compito è commemorare il prof. D’Antona, e chi come lui è morto per servire lo Stato, senza dimenticare il loro operato, ma continuando a impegnarci per la crescita dell’Italia, mettendo al centro delle riforme il valore sociale del lavoro e i diritti di ogni lavoratore”.
Lo ha detto il viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, intervenendo nel pomeriggio alla cerimonia di commemorazione per i 25 anni dall’omicidio del prof. Massimo D’Antona, con la consegna del Premio per le tesi di laurea in memoria, che si è svolta al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.