In Italia ancora quasi metà della popolazione femminile non lavora e quasi mai per una libera scelta, ma perché ha dovuto decidere se avere una carriera o una famiglia. Una situazione inaccettabile contro la libertà delle donne.
Il Governo, in questo anno e mezzo, ha scelto di agire con atti concreti e risorse per invertire la rotta, mettendo in cima alle priorità il lavoro e il diritto alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Ricordo la decontribuzione per l’assunzione delle donne, che è stato al centro delle nostre politiche di integrazione e inclusione lavorativa, il cosiddetto bonus mamme, ma anche l’incremento di 6,5 milioni di euro per il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese guidate da donne, insieme a misure per arginare il dramma della violenza a partire dal rafforzamento del cosiddetto Codice Rosso, il potenziamento del numero 1522, lo stanziamento di ulteriori 20 milioni per tutti quegli interventi che riguardano i centri antiviolenza e le strutture protette, ma anche 9 milioni per l’empowerment delle donne vittime di violenza, perché solo con l’indipendenza economica si può essere veramente libere.
Il protocollo d’intesa “Rinascita donna” per l’inclusione lavorative delle donne vittime di violenza, presentato oggi da Confsal, può dare un contributo significativo in favore dell’indipendenza economica delle donne. Per questo il Governo ha anche promosso e reso strutturale il reddito di libertà, con il supporto trasversale delle forze politiche perché la protezione della donna deve unire e non dividere. Come non dovrebbe dividerci il tema dell’intelligenza artificiale, che è certamente una grande opportunità, ma anche un pericolo perché rischia di aumentare il divario di competenze digitali delle donne, creando ulteriore distanza e meno opportunità nel mondo lavorativo. Su questo siamo in drammatico ritardo.
Il mondo ha bisogno delle donne, delle nostre competenze e della nostra libertà. Non c’è crescita, non c’è sviluppo senza di noi, che siamo oltre la metà del mondo. E allora il mio lavoro è anche impegno per riempire questo drammatico ritardo e per permettere, non solo a noi, ma alle nostre figlie di essere protagoniste della vita economica, imprenditoriale e politica di questa Nazione.